Parto dal Napoli. Sconfitta dolorosa, non ridimensiona la squadra, ma rende oggettiva la situazione degli azzurri. Poca cativeria, poca determinazione, complice anche la mancaza di "stimoli di classifica": Roma e Juventus sono ormai scappate, bisogna ritrovare il bel gioco e conservare senza problemi il terzo posto, che significherebbe un altro anno in Europa (darei per scontato il passaggio dei preliminari).
Juve-Inter, invece, dimostra, ancora una volta, due cose: la differenza sotto ogni punto di vista tra le due e il suicidio europeo dei torinesi. L'Internazionale fatica su qualunque livello, da quello tecnico (ma lì o c'è un allenatore fuoriclasse, o si può fare poco), a quello tattico, il pane dei poveri, direbbe Mazzone. E su quest'ultimo elemento Mazzarri ha compiuto un bel passo indietro rispetto all'esperienza partenopea. Palacio non è Cavani, Alvarez non è Hamsik. Oltretutto non capisco questa fissa per la difesa a tre, spero che un giorno lo spieghi, senza tirare fuori arbitri e guardalinee.
La Juventus, d'altro canto, si dimostra la più forte (sai che novità); ha una rosa molto ampia e questo probabilmente incide sul bilancio, ma i risultati, in parte, giustificano. Personalmente non vedo tanto inferiori la Roma e il Napoli, a cui la scquadra di Conte ha rifilato tre goal ciascuno, ai giallorossi del Galatasaray. Questo rende ancora più doloroso il calcio nel didietro preso nei gironi. Ma il calcio, fortunatamente, è anche questo.
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