Segui anche su:

frase

"Non è il buono contro il cattivo e fare in modo che vinca il buono. Il senso del calcio è che vinca il migliore in campo, indipendentemente dalla storia, dal prestigio e dal budget."

Johan Cruijff

martedì 30 settembre 2014

Fattore Facebook

Fattore Calcio sbarca anche su Facebook, oltre alle presenze su Twitter (https://twitter.com/FattoreCalcio) e Google+ (https://plus.google.com/u/0/b/114174089241792901994/114174089241792901994/posts).
Questa decisione nasce dalla volontà di espandere il numero di lettori e invogliare ad una partecipazione più critica e dialettica di tutti gli amanti del calcio.

Link: https://www.facebook.com/fattorecalcio

facebook.com/fattorecalcio

domenica 28 settembre 2014

Fattore Ombre

Ahi Milano. O meglio, quell'ombra di Milano, facilmente bistrattata dal Cagliari e bloccata dal Cesena, non dal Bayern e Real Madrid.
In casa nerazzura si è partiti forti con i proclami, Mazzarri su tutti, salvo poi ritrattare dopo quattro goal subiti in casa dai modesti sardi, finalmente con parvenze zemaniane. Ibarbo ha aperto crepe proprio dalle parti di quel Dodò che fu mitizzato dopo appena due partite. Mazzarri si prende la colpa, ma quella più innocente e falsa: il bisogno di turnover. Dopo appena cinque giornate? O forse sono il gioco, la tecnica individuale o una cattiva preparazione estive le vere cause? Io piazzai l'Inter terza all'ultima giornata. Non è una giornata storta a comprometterne il cammino, ma parlare di scudetto è sembrata la classica zappata sul piede. Cianciare sempre di sfortuna non solleva la squadra da pressioni, sono i risultati a esaltare o condannare.
Il Milan è figlio di una campagna acquisti quasi ininfluente, di un allenatore immaturo e di un ambiente ormai nostalgico. Non stiamo parlando di un grande club, o meglio, non più. Le litanie sugli infortuni, sul carattere e sulla voglia sono tanto superficiali quanto patetiche. Inutile proferire "grande reazione" sul 2-0 in favore della neopromossa Empoli, o  "grande prestazione di forza" dopo averne subite quattro da un Parma orfano di bomber. Sono luoghi comuni, nient'altro.
Le due milanesi sono vittime di loro stesse, di clichè e di quella nebbia (tipica lombarda) di confusione che li avvolge. Sono ombre del Milan di Sacchi/Capello/Ancelotti e dell' Inter di Mancini/Mourinho.
Ora le aspettano rispettivamente Chievo e Fiorentina. Il primo è sempre andato a goal, tranne nella partita con la Juve (parata miracolosa di Buffon su Maxi Lopez), la seconda sempre andata a punti, tranne con la Roma (risultato largo per quanto visto in campo). Due ottime prove per testare le proprie capacità.

domenica 21 settembre 2014

Fattore 3a giornata Serie A 14/15

La strada è lunga. E il Milan se n'è accorto ieri sera, trincerato in difesa sotto la dittatura bianconera. Partita ad un unico senso, salvo la capocciata di Honda su dormita della difesa juventina e qualche spazzo di Menez. C'è bisogno di consapevolezza dei propri limiti, inutile illudersi. La panchina è corta, la coperta  tattica fin troppo lunga. Dopo il primo tempo i rossoneri erano già stanchi, causa la ricerca elementare e dispendiosa del contropiede. La saracinesca in difesa e il rilancio a molla in attacco sono caratteristiche del nostro calcio, ma ti fanno vincere una partita, un torneo, non un campionato. E' una tattica troppo faticosa ed è il motivo per cui i bianconeri fossero nettamente più lucidi pur avendo avuto la Champions martedì contro una squadra nordica, che a livello fisico ha poco da invidiare.
Il centrocampo rossonero ha carenze a centrocampo, che temo non verranno colmate dal giovane (forse ancora acerbo) Van Ginkel. Quando la fatica affiora, un paio di piedi buoni sono un ottimo tampone. Ho capito poco i cambi, non avrei messo sia Torres che Pazzini, due arieti, vista la scarsa dedizione di De Sciglio sulla trequarti avversaria e la rara precisione di Abate nei cross alti.
Dall'altra parte Allegri gongola. C'era troppo scetticismo alle sue spalle e lui, poco alla volta, si sta togliendo tutti i sassolini. Non sono tra quelli che sostengono che abbia cambiato poco. La difesa, nonostante l'assenza di Barzagli, uomo simbolo degli ultimi anni, è stata facilmente sopperita da Caceres, da tempo più che un semplice panchinaro e Ogbonna, che patisce meno la serietà di Allegri, rispetto alla veracità di Conte.
Tevez aveva perfettamente inquadrato la partita: è il Milan che deve dimostrare qualcosa. Forza venite avanti, noi siamo superiori a voi. Ha funzionato alla perfezione, direi.
Azzardo un paragone: Tevez assomiglia a Maradona molto più di Messi. Hanno simile leadership, sanno caricarsi la squadra, lo stadio. Lottano sempre e hanno pure la stessa tendenza a scendere fino a centrocampo pur di avere la palla tra i piedi.
Ora tocca alla Roma dimostrare di tenere il passo per il secondo anno, la Juve è lì che aspetta al varco, con il pugnale tra i denti.