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"Non è il buono contro il cattivo e fare in modo che vinca il buono. Il senso del calcio è che vinca il migliore in campo, indipendentemente dalla storia, dal prestigio e dal budget."

Johan Cruijff

martedì 25 febbraio 2014

Fattore Derby della Mole

Voglio solo accennare all'episodio arbitrale. Il rigore c'era, nonostante il mezzo tuffo di El Kaddouri. Tutti si preoccupano di Rizzoli, ma dalla sua posizione era quasi impossibile notarlo; dalla posizione dell'arbitro d'area invece no. Ma d'altronde è stato giusto che a decretare il risultato sia stato un campione, quello che non ha la Juve e quello che sta modellando il Toro (vista l'età, più Immobile di Cerci). Sul resto del campo molto equilibrio e non tutta la differenza che i trenta punti di classifica dichiarano. L'undici granata è stato uno dei pochi ad aver messo in seria difficoltà la capolista. Tanto di cappello.
Aldilà della partita, vorrei soffermarmi su un altro aspetto. La città di Torino sta ritornando ad avere la rilevanza che era andata perdendosi da ormai troppi anni. Le due formazioni insieme mettono ben 102 punti, a dispetto delle romane (92 con una partita in meno) e delle milanesi (75).
Sono numeri che parlano. E parlano di un embrione di cambiamento. Dopo anni di tirannia milanese, si passa a duecento kilometri più a Ovest.
Non è un caso che questa evoluzione sia nata proprio dalle scelte più azzeccate degli allenatori, probabilmente insieme a Garcia e Donadoni, i migliori della Serie A. Conte e Ventura hanno avuto il pieno sostegno della società sia a livello di mercato che di gioco; ed entrambi stanno portando a casa dei buonissimi risultati. Sarà un caso? Non penso proprio.
Sono molto curioso di vedere come le due squadre agiranno sul mercato di Giugno; due obiettivi da Europa: da una parte l'affermazione, dall'altra l'approdo.

domenica 16 febbraio 2014

Fattore Maestria

Sono pochi gli allenatori che possono essere definiti "maestri". In passato ve ne furono parecchi, ogni tanto ne spunta qualcuno anche ai giorni nostri. Uno che ahinoi è stato facilmente dimenticato dalla stampa, preoccupata di segnalarci cinguettii, insulti o starnazzi, è Corrado Viciani, scomparso pochi giorni fa. Soffriva di un morbo, quello di Alzheimer, che gli ha offuscato i bei ricordi della "provincia", dove tra Ternana e Palermo, ha potuto sfoggiare tutta la propria maestria.
Si ispirirava al credo di Michels e Cruijff, il calcio totale fatto di pressing e schemi tanto assurdi, quanto ossessivi.
Modellò la materia prima a disposizione come uno scultore o un vasaio: «Avevo degli asini come giocatori, non potevo permettermi lanci lunghi, invenzioni, fantasie. Bisognava correre, fare passaggetti facili facili, sovrapporsi». Aveva lo stesso tocco, che i propri amici, Guttuso e De Chirico, riuscivano a conferire ai propri quadri.
Il calcio ridotto all'essenzalità, passaggi corti e gioco facile. Nulla da inventare, solo da eseguire. Talvolta persino dispotico, come confermarono le sporadiche insurrezioniai tempi del Palermo. Non esisteva il singolo, solo undici gregari.
Non gli andò mai giù quella finale del '74 contro il Bologna di Capitan Bulgarelli. Persero malamente tra mille polemiche arbitrali. Fu l'apice della sua carriera.
C'è chi dice che sia stato il vero pioniere del Tika Taka, dubito però, che i tifosi del Palermo o della Ternana del tempo si siano così tanto annoiati.

sabato 15 febbraio 2014

Fattore Inesperienza

Un mese fa Clarence Seedorf diventava il nuovo allenatore del Milan. Sostituiva Allegri, un allenatore che, a detta di molti, aveva sfasciato una squadra (già a buon punto di logorio, aggiungerei io).
E' arrivato tra i consueti dubbi, legati più all' inesperienza che al carattere. Ha deciso di cambiare modulo, iniziando a "iniettare" quella fantasia che fino a poco tempo fa partiva direttamente dai propri piedi.
Dopo un mese la situazione è ancora incerta. I risultati sono dalla sua, tre vittorie, un pareggio, una sconfitta. Ma, a differenza della concezione Mourinhana, non sono tutto. O meglio, non sono abbastanza.
Bisogna vincere e convincere, per dirla alla Berlusconi. Seedorf ha deciso di concentrarsi sull'argomento su cui è più preparato: la trequarti offensiva. Non sta osando, primo errore dettato dall'inesperienza. Il calcio nostrano parte dalla difesa, poi dalla costruzione a centrocampo e infine si arriva alla fase realizzativa. E' proprio necessario impuntarsi su un reparto che annovera Balotelli, Pazzini e Kakà, quando quello più arretrato concede occasioni su occasioni ad una squadra che lotta per la salvezza?
Seedorf ha deciso di spostare più avanti il baricentro, a causa dell'assenza di registi. Corretto, ma la squadra, senza una cerniera dietro, rischia solo di spaccarsi.
Un allenatore che parte dalla Serie B, ha bisogno di tempo. Seedorf ne deve avere altrettanto, forse di più. Inziare dal Milan, la propria ex-squadra non fa altro che allungare i tempi.
Contro l'Atletico spero nel nostrano catenaccio, l'unico su cui "si va sul sicuro".

lunedì 3 febbraio 2014

Fattore Campionato

Parto dal Napoli. Sconfitta dolorosa, non ridimensiona la squadra, ma rende oggettiva la situazione degli azzurri. Poca cativeria, poca determinazione, complice anche la mancaza di "stimoli di classifica": Roma e Juventus sono ormai scappate, bisogna ritrovare il bel gioco e conservare senza problemi il terzo posto, che significherebbe un altro anno in Europa (darei per scontato il passaggio dei preliminari).
Juve-Inter, invece, dimostra, ancora una volta, due cose: la differenza sotto ogni punto di vista tra le due e il suicidio europeo dei torinesi. L'Internazionale fatica su qualunque livello, da quello tecnico (ma lì o c'è un allenatore fuoriclasse, o si può fare poco), a quello tattico, il pane dei poveri, direbbe Mazzone. E su quest'ultimo elemento Mazzarri ha compiuto un bel passo indietro rispetto all'esperienza partenopea. Palacio non è Cavani, Alvarez non è Hamsik. Oltretutto non capisco questa fissa per la difesa a tre, spero che un giorno lo spieghi, senza tirare fuori arbitri e guardalinee.
La Juventus, d'altro canto, si dimostra la più forte (sai che novità); ha una rosa molto ampia e questo probabilmente incide sul bilancio, ma i risultati, in parte, giustificano. Personalmente non vedo tanto inferiori la Roma e il Napoli, a cui la scquadra di Conte ha rifilato tre goal ciascuno, ai giallorossi del Galatasaray. Questo rende ancora più doloroso il calcio nel didietro preso nei gironi. Ma il calcio, fortunatamente, è anche questo.

sabato 1 febbraio 2014

Fattore Addio

Oggi dobbiamo dare l'addio a Luis Aragones. Allenatore "vecchio stampo", non lavorava nel calcio, lo viveva. All'Altetico, da giocatore vinse tre campionati e due Coppe del Re. Da allenatore, sempre a Madrid, in quattro esperienze diverse, collezionò un campionato, quattro Coppe di Spagna, una Supercoppa di Spagna e una Coppa Intercontinentale. Con lui in panchina, probabilmente abbiamo assistito alle migliori formazioni dei "colchoneros". Fiero spagnolo militò solo una volta all'estero, in Turchia: esperienza senza soddisfazioni.
Passò alla Spagna e ha riscritto le prime rivoluzionarie pagine del calcio degli ultimi cinque anni, passando poi la penna a Guardiola e Del Bosque. Cambiò il sistema di gioco, da verticale a  orizzontale, capì la capacità fuori dal comune di palleggio dei suoi e ne fece il punto di forza. Diede l'input a un nuovo sistema, che sfociò nel tanto vincente, tanto ossessivo, quanto noioso tika-taka di Guardiola. Vinse gli Europei del 2008, passando, soltanto ai rigori, anche sopra la nostra nazionale, in una partita avara di emozioni.
Verrà ricordato, inoltre, per le parole razziste nei confronti di Henry e per quelle poco amichevoli rivolte a Gattuso. Nè un santo, nè un diavolo, semplicemente Aragones, il madrileno.

Fattore Calciomercato

Si è concluso il tipico calciomercato italiano. Pochi colpi, nessun botto e tanta, tanta disorganizzazione. Sopratutto nella zona milanese. Il Milan, per sopperire alle carenze difensive, compra Adil Rami, messo fuori rosa dal Valencia e più conosciuto per la disposizione della sopracciglia che per il suo rendimento sportivo. Compra un altro mediano, Essien, che, stando ai numeri, parrebbe essere sulla propria parabola discendente. L'unico acquisto interessante è Keisuke Honda, buoni piedi, discreta visione di gioco ma con un fisico troppo minuto; giocare in Russia per tre anni di sicuro non l'ha rafforzato, anzi.
L'Inter cambia programmi da una settimana all'altra (volutamente?): passa dallo scambio Vucinic-Guarin all'acquisto di Hernanes, non due cose proprio simili. Il brasiliano ex lazio è sicuramente un buon colpo, nell'anno dei Mondiali casalinghi cercherà di sopperire quei "bassi" che ne hanno finora frenato la carriera. D'Ambrosio darà sicuramente rendimento, ma servivano anche altri pezzi allo scacchiere di Mazzarri: un alfiere e un pedone non bastano.
La Roma sta proseguendo la propria idea, perciò tanto di cappello. Nainggolan sarà utile sopratutto per far avanzare Pjanic e costruire una buona cerniera mediana con De Rossi. Ho molti dubbi su Bastos, che si è preso sei mesi di vacanza negli Emirati. Sabatini ha fatto molto bene anche in uscita, togliendosi due ingaggi pesanti e inutili, quelli di Burdisso e Borriello.
Il Napoli, stando alle dichiarazioni di dicembre, sembrava che dovesse rilanciare la bagarre scudetto. Invece, si è limitata a tre acquisti, uno molto buono (Jorginho), ma che non fa altro che rafforzare la propensione offensiva. Henrique è in grado di colmare le lacune offensive?
Pochi movimenti in bassa classifica, dove il solo ad essersi distinto è il Sassuolo, con dodici acquisti più l'allenatore, Malesani, scelta, che tra l'altro, fatico a condividere.
La Juventus dimostra ancora una volta la propria incapacità nel piazzare gli esuberi (Giovinco e Quagliarella su tutti). Nel affare-Matri, furono fortunati a trovare i polli rossoneri. Osvaldo è un buon giocatore, ma la testa ne limita enormenente il potenziale. Mi aspetto di vedere la sua voglia di partecipare alla spedizione azzurra in Brasile unita alla capacità di Conte di esaltare le qualità: un bel mix, senza dubbio.