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"Non è il buono contro il cattivo e fare in modo che vinca il buono. Il senso del calcio è che vinca il migliore in campo, indipendentemente dalla storia, dal prestigio e dal budget."

Johan Cruijff

mercoledì 12 marzo 2014

Fattore Passo in Avanti

Il Milan affonda contro l' Atletico Madrid di Diego Costa e Simeone. La decima della Serie A contro la seconda della Liga.
Qui finisce un ciclo di una squadra, di cui Allegri è stato il traghettatore (più Schettino che Caronte) e di cui Seedorf dovrebbe essere il rifondatore. Scrissi poco tempo fa che quella intrapresa dall' olandese fosse la strada giusta. Continuo a rimanere dell'idea che bisogna dargli fiducia, ma non solo sul campo. Il Milan gli ha affidato la panchina, che gli lascino anche carta bianca sul mercato.
I rossoneri non sono altro che una delle facce del nostro campionato. Una squadra stanca, piena di problemi e di stranieri. Stanca perchè no ha più motivazioni, problemi dovuti alla mancanza di campioni o fuoriclasse (l'unico è un ex campione, Kakà) e con solo due o tre italiani titolari. Siamo sicuri che un ragazzo della Primavera non sia meglio di Emanuelson, Robinho o del neo-acquisto Essien?
Poi, credo che mai come in questi ultimi due, tre anni si sia sentita la mancanza di registi, fantasisti e ali nella Serie A. Non ci sono giocatori che sappiano impostare il gioco, che sappiano inventarlo, o che sappiano velocizzarlo. Questo è il vero problema del calcio italiano. E ciò va aldilà degli investimenti stranieri, delle compartecipazioni o dei bilanci. In Italia non si investe più in sè stessi.
Ne è la conferma il fatto che l' Atletico, che ha schiacciato il Milan, storico nostro rappresentante europeo, si faccia i giocatori in casa, seppur certo, con qualche spesa "extra" (vedi Falcao comprato per 40, venduto però per 60). Altri esempi sono il Borussia Dortmund di Klopp o l' Arsenal di Wenger.
In Italia, a differenza degli altri Paesi, si è persa la concezione di scuola calcio. Non vi sono più insegnanti, maestri (vedi il post su Viciani). Ci sono tanti centri sportivi e pochi che sappiano insegnare. Ad un bambino di dieci anni si preferisce inculcare la tattica piuttosto che la tecnica, la fisicità piuttosto che lo spirito di squadra. E la scomparsa dei giocatori di qualità, del numero 10, ne sono la conseguenza.
Non è un caso che la Juventus, che possiede il regista, Pirlo, e il fantasista, Tevez, stia dilagando.
Dove ripartire? Sembrerebbe drastica la scelta di abbassare il numero di stranieri, ma in questo momento, credo che sia l'unica necessaria. O perlomeno si potrebbe applicare ai settori giovanili.
Sicuramente un grande passo in avanti si farebbe con l'abolizione dell'assurdo e inutile campionato Primavera, una invenzione tutta nostra. I sistemi inglesi e spagnoli sono i modelli da copiare.
Un altro sogno è quello della diminuzione delle squadre participanti alla Serie A a 18 squadre, un numero più che sufficiente. Ma sogno è, e sogno, ahimè, rimarrà.
Non si tratta nè di una rivoluzione, nè di una riforma, ma semplicemente di un passo in avanti verso l' Europa, di club e di nazionale.

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