La Storia del calcio, quella con la "S" maiuscola, è costellata di calciatori che hanno cercato di far convivere il loro talento con la loro indole. Genio e sregolatezza. Dai mai dimenticati Strel'cov e Best, continuando per i più recenti Ronaldo, Adriano o Ronaldinho, per arrivare al "nostro" Cassano.
Lo ammetto, non sono mai stato un estimatore di Cassano, ma chi non ha apprezzato ogni sua giocata, ogni traiettoria del pallone dettata dall' istinto?
Scrissi che Cassano quest'anno avrebbe dovuto dimostrare di non essere il fuoriclasse mancato. Non ci è riuscito, ha fallito, un'altra volta. Roma, Madrid, Genova, Milano (per due), due Europei e adesso Parma. Occasioni ne ha avute, altrettante ne ha sprecate. Gli è sempre stata data fiducia, forse troppa. Nella carriera di Cassano tanti sono gli allenatori che hanno provato a "domarlo" , a tirare fuori quelle doti che in mezzo al campo avrebbero cambiato le sorti di ogni singola partita: Capello, Mazzarri, Allegri, Prandelli. Tutti, giunti ad un certo punto, l'hanno scaricato; hanno allargato le braccia e cambiato idea.
Cassano è quel classico ragazzo di cui le maestre dicono "è bravo, per carità, ma non si impegna abbastanza". Una frase che lui ha voluto appiccicarsi addosso. Lo ricorderemo più per quello che avrebbe potuto fare che per quello che ha fatto. Io di Genio ne ho visto ben poco, quasi nulla. Della sua sregolatezza, delle sue "cassanate", ne ho le tasche piene. Arriva a 31 anni senza mai aver vinto un trofeo da vero protagonista e con una marea di occasioni buttate via.
Adesso l'ha accolto Donadoni, l'uomo che continua a credere nelle sue capacità. Troverà una volta per tutte la sua dimensione, il suo spazio? Riusciremo ancora ad apprezzare il modo con cui tocca la palla, il modo con cui la calcia, con la certezza quasi naturale del goal?
Vedendo Cassano, mi viene in mente solo una parola: peccato.
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